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La processionaria del pino

La Processionaria del Pino (Thaumatopoea pytiocampa) è un lepidottero, una farfallina notturna, che tra agosto e settembre depone le uova a manicotto sugli aghi dei pini.
Ogni ovatura è composta da un numero variabile di uova (da 100 a 400).
Dalle uova escono le larve, i bruchi, che a maturità misurano 30-40 mm, sono densamente pelose, di colore bruno, con una fascia ventrale giallastra. Le larve si nutrono voracemente degli aghi di pino, causando defogliazioni anche di grande entità. Gli attacchi indeboliscono la pianta, favorendo la comparsa di altre malattie.
Per passare l’inverno, le larve si costruiscono un nido di seta, che forma un vistoso globo compatto grigio perla o bianco brillante, sui rami più alti e soleggiati.
A primavera, nelle prime giornate calde è facile vedere le caratteristiche “processioni” delle larve che cercano il luogo più adatto per interrarsi e trasformarsi  in crisalidi.
La crisalide si trasformerà in farfalla in luglio-agosto. Non sempre lo sviluppo si completa nello stesso anno: a volte la crisalide resta nel terreno in riposo per uno o anche più anni.

Video realizzato da Artena – Arte e Natura sul ciclo della Processionaria del Pino così da comprendere e capire come convivere con questo insetto

Nemici naturali

In natura la processionaria ha alcuni nemici che ne controllano la diffusione, per es. una piccola vespa che ne parassita le larve, e la formica rossa.
La processionaria attacca i pini soprattutto sui versanti caldi: ecco perché bisognerebbe evitare la messa a dimora di questa conifera in zone esposte a sud, al di sotto dei 500 m s.l.m.
Nelle zone d’origine del Pino nero (Austria, Trentino, Parco Naturale d’Abruzzo) bastano i nemici naturali e le condizioni climatiche a limitare la diffusione di questo parassita.
Quando è avvenuto il rimboschimento sul Monte San Giorgio, all’inizio del ‘900, non si è data importanza a questo fattore; successivamente (intorno ai primi anni 60), in seguito alle massicce infestazioni, si è provato a introdurre dei nidi di Formica rufa, sulla collinetta di San Valeriano, ma non sono attecchiti.
Negli anni ’80 le piante sono state irrorate con il Bacillo thuringensis, che è efficace a contenere l’infestazione, ma questi trattamenti, che devono essere fatti in un preciso periodo dello sviluppo delle larve, costavano molto per cui sono stati sospesi.

Pericolo per l’uomo

I sottili peli urticanti di cui sono ricoperte le larve, possono causare irritazioni cutanee, oculari, respiratorie, o reazioni allergiche negli individui predisposti. È bene non solo non toccare le larve ma neanche schiacciarle con la scarpa perchè questi peluzzi si spezzano e si diffondono nell’aria. Nel periodo in cui le larve escono in processione, ai primi caldi della primavera, fare particolarmente attenzione ed evitare di portare a spasso i propri cani.